Questa esposizione non è l’apologia del reato del contrabbando. Vuole solo ricordare una pagina di storia comune e tutte le montagne di confine.Una storia di lunga durata, esauritasi negli anni Settanta del secolo scorso. Una storia fatta soprattutto di fatica e spesso motivata dalla necessità della sopravvivenza nei periodi di maggiori difficoltà economiche. Una storia che vide su fronti contrapposti spalloni, finanzieri italiani e doganieri svizzeri. Attraverso numerosi documenti e un ampio e originale corredo fotografico, che abbracciano le Alpi occidentali e centrali, ricordiamo indistintamente tutti i protagonisti, soprattutto che hanno trovato la morte sulle nostre montagne.
Le tragedie: lago e valanghe
Il contrabbando ha radici lontane. I primi documenti sugli “sfrosatori” risalgono al ‘500, sono conservati nell’archivio dei Principi Borromeo dell’Isola Bella e riguardano le severissime grida dei governatori spagnoli. Nel ‘600 era già praticato anche sulle Alpi, soprattutto per il sale che, alla fine dell’800, veniva introdotto in Italia dalla Svizzera. Nel 1896 si registra il naufragio della “Locusta”, una torpediniera che pattugliava il Lago Maggiore. Dodici morti: è stata la tragedia più grave per la Guardia di Finanza. Numerosi anche i contrabbandieri caduti in montagna, soprattutto a causa delle valanghe poiché spesso si “viaggiava” d’inverno, con la neve: otto morti nel 1933, nelle montagne fra la Valle Antigorio e la Vallemaggia.Di particolare interesse le copertine della “Domenica del Corriere” che, a cavallo del secolo, hanno documentato ampiamente i “drammi del contrabbando”.
Il tempo del riso
Sono seguiti i periodi del tabacco, delle sigarette, del caffè (soprattutto in Valtellina), e del riso che ha caratterizzato gli anni dell’ultima guerra mondiale.Le donne delle valli scendevano in pianura ad acquistare questa merce rara e preziosa. Lo trasportavano poi in Svizzera nelle “bricolle”, ritornando cariche di caffè, sigarette e altri prodotti. E’ stata un’epoca di traffico intensissimo. I contrabbandieri divennero “passatori”, aiutando ebrei, fuggiaschi, perseguitati e militari alleati a raggiungere l’elvetica “frontiera della speranza”. In quegli anni il contrabbando incrociato con la Svizzera ha riguardato i generi merceologici più disparati, come è documentato da un elenco puntuale delle Dogane elvetiche.
L’ultimo dopoguerra
Lunghe comitive di contrabbandieri viaggiavano di notte, autentici “amanti dell’Orsa Maggiore”, come li chiama lo scrittore polacco Sergiusz Piasecki. Il carico era soprattutto di sigarette. Un’ampia rassegna fotografica sui due fronti operativi documenta gli ultimi anni ruggenti degli “spalloni”.Così venivano chiamati comunemente i contrabbandieri. Ma i soprannomi e il gergo usato nei diversi settori delle Alpi sono molto ricchi di espressioni curiose. Così le canzoni che echeggiano ancora al Passo Mondelli, 2839 metri, fra la Valle Anzasca e quella di Saas, dove ogni anno, il 17 agosto, si celebra un’originale cerimonia, “la Festa dei Contrabbandieri”, con la celebrazione di una Messa a ricordo anche dei Finanzieri svizzeri caduti in montagna.
IL MUSEO DEL CONTRABBANDO
L’esposizione è allestita presso la sede del Museo della Montagna a Macugnaga, fraz. Staffa. Primo per tipologia, il Museo del Contrabbando raccoglie ciò che rappresenta il passato e una parte importante della storia di Macugnaga e della Valle Anzasca: fotografie, documenti storici, riproduzioni di disegni, libri, riviste, articoli, poesie, canzoni e le divise dei Finanzieri e dei Doganieri Svizzeri.
Ricerca del materiale e testi: Teresio Valsesia
Con la collaborazione di:
Pro Loco Macugnaga
Guardia di Finanza
Dogane Svizzere
Alcuni Privati